Le più antiche testimonianze storiche
Gia nell’anno Mille gli agrumi nel Gargano sono una realtà. Documenti citano che nel 1003 Melo, principe di Bari, incontrandosi con alcuni pellegrini normanni nell’atrio della Basilica dell’Arcangelo sul Gargano, li invogliava alla conquista delle Puglie. E, per dar loro prova della ricchezza e della feracità di quei luoghi, spedì in Normandia una scelta quantità di frutti, tra cui i “pomi citrini” del Gargano, corrispondenti al melangolo (arancio amaro), il quale fino al 1500 era il tipo di agrume che si coltivava in Europa.
Sul finire del Seicento, secondo la preziosa testimonianza di un frate, Filippo BERNARDI, in un Gargano avvolto in una coltre d’oblio, si distinguono, Vico, Rodi pieni “agrumi, che rende i paesani ricchi per il continuo traffico che vi fanno i Veneziani e gli Schiavoni i quali vengono a caricar vini, arance, limoni…;.a Rodi si può dire che vi sia una tirata di giardini per la qualità di aranci e limoni che vi sono piante così sterminate che sembrano anzi querce che agrumi”.
Un paesaggio storico
Quasi dieci secoli di storia. Gli agrumeti del Gargano, circoscritti in un’area di circa 800-1000 ettari compresi nei territori di Vico del Gargano, Rodi ed Ischitella, costituiscono ancora oggi un caratteristico tassello dei paesaggi agrari storici dell’Italia agricola. Una piccola oasi verde-cupo costruita in un angolo del roccioso promontorio garganico. Uno straordinario esempio di come esigue risorse ambientali (sorgenti, microclimi) siano state occasione di ricchezza e cultura. L’unico esempio di agrumi in tutta la fascia Adriatica. Una testimonianza di una questione, dei paesaggi agrari e del loro rapporto con le identità culturali delle società locali, che riguarda tutte le regioni mediterranee.
Un tempo erano esportati in tutto il mondo: arance, limoni e melangoli, avvolti nelle veline colorate delle società agrumarie, viaggiavano per i mari nelle stive delle navi dirette negli Stati Uniti e in Inghilterra.
Poi è iniziata la crisi e l'economia agricola della penisola garganica è crollata.
I “giardini”, ossia i terreni coltivati a frutta sul Gargano, fortunatamente costituiscono ancora oggi un paesaggio agrario unico: sono realizzati quasi sempre nei pressi di case padronali, protetti dai venti e dalla salsedine con muriccioli a secco o barriere di canne, di leccio e alloro.
Diverse sono le cultivar presenti. Il Melangolo, un'arancia di pezzatura medio-piccola, dal colore rosso intenso e lucente, buccia sottilissima, polpa croccante e succo modesto ma tendente al dolce (agrodolce). Il Biondo, che matura tra aprile e maggio conservandosi dolce e succoso sull'albero fino a settembre. La Duretta che matura a Natale, praticamente priva di semi, con una polpa dura e croccante. Il Femminello, la varietà di limone più antica d'Italia.
1 commento
Da tempo scelgo con convinzione questa realtà agricola, non solo per la qualità dei suoi prodotti, ma per la profondità della sua storia e il valore culturale che rappresenta. Ho dedicato un articolo sul mio blog a raccontare le origini, le varietà e il paesaggio unico degli agrumi del Gargano — un patrimonio che merita attenzione e rispetto. Vi invito a leggerlo e a lasciarvi ispirare da questa meraviglia mediterranea: QUI→ https://cercosano.blogspot.com/2025/09/2025-agrumi-del-gargano-una-storia-che.html